LA CARDIOMIOPATIA IPERTROFICA NEL GATTO: QUALI POSSONO ESSERE I FATTORI PROGNOSTICI?
La cardiomiopatia ipertrofica (Hypertrophic Cardiomyopathy, HCM) è la cardiomiopatia più frequente nella specie felina, in cui può essere osservata fino al 15% della popolazione, soprattutto in forma subclinica.
Fortunatamente le forme severe di HCM che portano allo scompenso cardiaco o al tromboembolismo arterioso, si riscontrano in percentuale inferiore. Vediamo quali possono essere i fattori legati alla sua prognosi.
Immagine 1: la proiezione parasternale destra in asse lungo quattro camere evidenzia un ispessimento del setto interventricolare, maggiormente evidente nella regione dell’efflusso sinistro.
Si definisce HCM l’ipertrofia concentrica del ventricolo sinistro in assenza di un’altra causa cardiaca o sistemica (come ad es. la stenosi aortica, la disidratazione, l’ipertensione sistemica, l’ipertiroidismo e l’acromegalia).
La diagnosi di questa patologia viene effettuata mediante esame ecocardiografico, che fornisce anche molti parametri utili per la stratificazione del rischio e della prognosi dei soggetti che ne sono affetti.
In letteratura ci sono molti studi retrospettivi ed alcuni prospettici che valutano la prognosi dei gatti affetti da HCM: ad esempio, la giovane età alla diagnosi è correlata ad un’aspettativa di vita maggiore, mentre tra i fattori che la influenzano negativamente ritroviamo la presenza dei segni clinici al momento della diagnosi e l’appartenenza alle razze Ragdoll e Maine Coon (peraltro uniche razze per cui è stata identificata una base genetica); non è invece stata descritta al momento un’influenza legata al sesso e allo stato di nutrizione.
In un report, i gatti con frequenza cardiaca >200 battiti/minuto presentavano una prognosi peggiore, ma questo dato non è però stato confermato in studi successivi. La presenza del ritmo di galoppo ed il riscontro di un’aritmia sono associati ad una riduzione dell’aspettativa di vita in più studi.
In un lavoro pubblicato da un gruppo di colleghi italiani sul Journal of Veterinary Cardiology nel 2018, alcuni parametri elettrocardiografici (QT > 180 ms e QTc > 200 ms) possono predire la morte per causa cardiaca nei gatti affetti da HCM.
Sempre da un punto di vista ecocardiografico, l’estrema ipertrofia del ventricolo sinistro (spessori setto-parietali ≥9.0 mm), la frazione di accorciamento del ventricolo sinistro (FS%) ≤ 30%, l’ipocinesi regionale, l’aumento delle dimensioni dell’atrio sinistro con una riduzione della funzione atriale, la funzione diastolica del ventricolo sinistro con pattern restrittivo, la presenza di eco-contrasto spontaneo e/o di un trombo, sono tutti fattori predittivi di un aumentato rischio di morte per causa cardiaca.
Mentre in Medicina Umana la presenza dell’ostruzione dinamica del tratto di efflusso sinistro è in uno tra i fattori prognostici negativi, in Medicina Veterinaria è stato dimostrato che questa non solo non incide negativamente, ma rappresenta anche uno degli aspetti correlati ad una prognosi migliore.
Questo dato è verosimilmente legato al fatto che il SAM (“sistolic anterior motion”, ovvero il movimento anteriore del lembo della mitrale), alla base dell’ostruzione dinamica, determina un soffio evidenziabile alla visita clinica, che anticipa la possibilità di diagnosticare la cardiomiopatia.
Alcuni biomarker utilizzati già in Medicina Umana sono stati proposti anche in Medicina Veterinaria, in particolare il peptide natriuretico NT-proBNP e le troponine cardiache.
Questi analiti possono essere utilizzati sia per l’identificazione dei pazienti affetti da patologia cardiaca (valori anomali devono indirizzare verso un esame ecocardiografico), ma possono assumere anche un valore prognostico:
- la concentrazione assoluta di NT-proBNP non è associata al tempo di sopravvivenza (un valore superiore a 250 pmol/l è associato ad un aumentato rischio di morte per cause cardiache, ma va considerato in associazione alla presenza di segni clinici ed alle dimensioni atriali sinistre), ma è stato dimostrato che i gatti in scompenso cardiaco che presentano livelli sierici di NT-proBNP decrescenti in tre misurazioni durante il ricovero, hanno una prognosi migliore.
- le Troponine cardiache I e T sono marker di danno miocardico sensibili e specifici in medicina umana: il primo report che ne descrive l’associazione tra il livello circolante e la severità della patologia risale al 1997; dobbiamo aspettare il 2014 per avere in Medicina Veterinaria degli studi su gatti affetti da HCM, che dimostrino come elevate concentrazioni di troponine cardiache siano un indicatore prognostico negativo.
Recentemente è stato pubblicato uno studio prospettico sulla rivista Frontiers in Veterinary Science che ha valutato il valore prognostico per morte cardiaca del rapporto neutrofili/linfociti (neutrophil to-lymphocyte ratio, NLR) nel sangue periferico in gatti affetti da HCM.
Questo rapporto può essere considerato un indicatore di stato infiammatorio e stress organico (in Medicina Umana è dimostrata la sua associazione con la prognosi dei pazienti in corso di arteropatie periferiche, stenosi aortiche calcifiche, patologie coronariche, ipertensione polmonare, scompenso cardiaco e recentemente con l’HCM).
Anche negli animali, l'NLR si sta recentemente ponendo come un potenziale fattore prognostico di semplice determinazione (vedi ad esempio il nostro precedente blog - https://www.mylavblog.net/test-diagnostici/346-quando-un-semplice-esame-di-routine-assume-un-valore-prognostico.html).
Esaminando in maniera prospettica 96 gatti, di cui 38 sani e 58 affetti da HCM, tramite esame ecocardiografico e prelievo ematico eseguiti lo stesso giorno, si è visto che l’NLR può essere considerato un parametro per valutare la prognosi in questi soggetti.
Anche in virtù della sua associazione significativa con parametri ecocardiografici quali dimensioni atriali sinistre, funzione atriale, presenza di eco-contrasto spontaneo e presenza di trombi, il suo valore è significativamente più alto in gatti in stadio C di malattia (soggetti affetti da HCM che hanno avuto o presentano segni clinici riferibili allo scompenso cardiaco).
In questo studio è stato dimostrato, che per ogni unità di incremento di NLR sussiste un aumento dell’11% del rischio di morte per causa cardiaca nei gatti con HCM in stato B (gatti affetti da cardiomiopatia ipertrofica con rimodellamento cardiaco in atto, in assenza di sintomatologia clinica) e C, mentre un valore di NLR > 4.46 ha il 95% di specificità nel predire la morte per causa cardiaca.
Bibliografia
[1] Borgeat K, Sherwood K, Payne JR, Luis Fuentes V, Connolly DJ. Plasma cardiac troponin I concentration and cardiac death in cats with hypertrophic cardiomyopathy. J Vet Intern Med 2014;28(6):1731-7.
[2] Fries RC, Kadotani S, Stack JP, Kruckman L, Wallace G. Prognostic Value of Neutrophil-to-Lymphocyte Ratio in Cats With Hypertrophic Cardiomyopathy. Front Vet Sci 2022;9:813524.
[3] Payne JR, Borgeat K, Connolly DJ, Boswood A, Dennis S, Wagner T, et al. Prognostic indicators in cats with hypertrophic cardiomyopathy. J Vet Intern Med 2013;27(6):1427-36.
Marta Claretti, Med. Vet.; Esperto in Cardiologia di Mylav
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV
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