L’importanza del “minimum database” di laboratorio in medicina
Ogniqualvolta approcciamo un paziente, è importante raccogliere una serie di informazioni cliniche di base attraverso il segnalamento, l’anamnesi ed un esame fisico completo. Credo che ognuno di noi abbia sperimentato errori di valutazione grossolani allorché abbiamo trascurato alcuni step nell’iter clinico corretto.
Allo stesso modo, quando eseguiamo degli esami di laboratorio, sia in ambito di medicina preventiva che in quello di diagnosi di un problema clinico, dobbiamo sforzarci di raccogliere un database minimo di informazioni analitiche: cerchiamo di approfondire questo argomento e di spiegarne i motivi.
Immaginate di fare un esame obiettivo generale ad un paziente, ma non misurate la temperatura, oppure non auscultate il torace o ancora non palpate l’addome: quanti rilievi clinici importanti potreste omettere, con conseguente perdita di informazioni diagnostiche importanti? La stessa cosa accade quando cerchiamo di raccogliere un database minimo di laboratorio, grazie al quale cerchiamo di inquadrare a 360° il nostro paziente.
Vi faccio un esempio molto ricorrente: richiediamo un emocromocitometrico ed una chimica clinica completa, ma non facciamo un concomitante esame delle urine. Quante informazioni analitiche possiamo lasciare per la strada?
Se ad esempio quel paziente fosse azotemico, come faccio a capire se si tratti di una condizione pre-renale oppure se è presente una patologia renale? Oppure se osservo una modesta iperglicemia, come faccio a capire se è concomitantemente presente glicosuria?
Se poi cercassi di recuperare facendo una raccolta di urina dopo che ho ricevuto gli esiti dell’esame emato-biochimico, potrebbe risultare impossibile riuscire a mettere insieme le informazioni, ad esempio perché ho già somministrato una terapia al paziente (ad esempio una fluidoterapia, che mi cambierebbe rapidamente il peso specifico urinario).
Da qui l’importanza, sia quando siamo di fronte ad una caso clinico conclamato sia in medicina preventiva, di cercare di raccogliere tutte le informazioni di laboratorio importanti.
Ma quali sono gli esami davvero necessari per questo database minimo in un check-up di controllo programmato? In parte ce lo suggeriscono la logica ed il buon senso, ma in parte ce lo indicano anche le linee guida internazionali pubblicate ad esempio dall’American Animal Hospital Association (AAHA) e dall’American Association of Feline Practitioner (AAFP).
Queste linee guida, sono state recentemente revisionate e aggiornate, come riassunto nei nostri precedenti blog, a cui vi rimandiamo:
Sono anche state recentemente riviste per il paziente felino anziano e pubblicate sul Journal of Feline Medicine & Surgery: Ray et al 2021; 23: 613-638).
In sintesi ci elencano quali indagini sono consigliate per i vari stati di età: in generale suggeriscono di eseguire una valutazione ematobiochimica ed urinaria a 360°, integrando con esami ulteriori a seconda dell’età del paziente (ad esempio la misurazione del T4 nei gatti adulti/anziani, il controllo dello stato FIV/FeLV in quelli giovani, ecc.).
La raccolta di un adeguato quantitativo di informazioni laboratoristiche è particolarmente importante allorché ci troviamo di fronte ad un paziente malato. In questa logica abbiamo cercato negli anni di ampliare la disponibilità di test ematobiochimici eseguibili in routine e di fornire profili sempre più completi: oltre alla classica valutazione della funzionalità renale, delle proteine, dei lipidi, degli enzimi epatici, pancreatici e muscolari, e degli elettroliti, oggi possiamo avere, con un costo più che ragionevole, una valutazione dello stato sideremico, delle proteine di fase acuta, della coagulazione, ecc. I profili estesi in particolare, ci permettono di valutare alcuni aspetti interessanti non presenti nei profili di base:
- Lipasi DGGR: utile per una diagnosi di pancreatite acuta. Aumenti consistenti di questo enzima in un paziente non azotemico, sono fortemente suggestivi di un danno pancreatico severo. Per approfondire l’argomento vi invitiamo a leggere questo nostro precedente blog: https://www.mylavblog.net/protocolli-terapeutici/119-119.html
- Immunoglobuline IgA, IgG, IgM: facilitano l’inquadramento delle iperglobulinemie (gammopatie policlonali e monoclonali), ricordando però di valutarle sempre contestualmente all’elettroforesi sierica
- Proteine di Fase Acuta (CRP nel cane – SAA nel gatto): per l’identificazione di un processo infiammatorio acuto o persistente ed attivo. Questi analiti sono molto sensibili anche se non specifici, e quindi possono essere utilizzati come un “campanello d’allarme” affidabile per l’identificazione di una flogosi, e per monitorarne l’andamento, ricordando di valutarle contestualmente all’emogramma, alle proteine totali e all’elettroforesi sierica. Per lo stesso motivo, sono utili anche nel monitoraggio di patologie infiammatorie/infettive e per controllore l’insorgenza di recidive.
- Profilo sideremico con ferritina: la misurazione della sideremia contestualmente al dosaggio della ferritina, delle proteine di fase acuta e dell’emogramma, permette di valutare un eventuale stato carenziale del ferro vero e proprio, oppure una condizione di carenza relativa, secondaria ad un processo infiammatorio
- SDMA: è utile per una diagnosi precoce di riduzione della velocità di filtrazione glomerulare. Ricordando la necessità di valutarla contestualmente al quadro clinico del paziente, all’emogramma, al profilo biochimico completo e, molto importante, all’esame delle urine.
- Fruttosamine: per una migliore interpretazione dello stato glicemico del paziente, in quanto la loro concentrazione dipende dalla glicemia media nelle settimane antecedenti al prelievo. Si ricorda di valutarle contestualmente alla concentrazione di albumina la cui quantità influisce sulla concentrazione delle fruttosamine, e valutando nel contempo eventuali gammopatie monoclonali, che possono indurre un aumento della fruttosamine stesse.
- Osmolarità misurata: il confronto con l’osmolarità calcolata è utile in corso di chetoacidosi diabetica e nei casi in cui sono presenti nel sangue dei soluti che non si possono misurare (ad esempio mannitolo ed i metaboliti del glicole etilenico)
Lo staff di MYLAV.
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