BIOPSIA EPATICA ISTOLOGICA: UN TABOO DA SUPERARE
L'identificazione di un'epatopatia è estremamente comune nella pratica clinica ed è relativamente semplice grazie ai moderni strumenti diagnostici di laboratorio e di diagnostica per immagine.
Purtroppo però, il più delle volte ci si accontenta di questa diagnosi generica (epatopatia per l'appunto) e si impostano terapie potenzialmente in grado di curarla (epatoprotettori di varia natura, antibiotici, coleretici, ecc.).
Nella maggior parte dei casi, si effettuano anche prelievi citologici per ago-aspirazione, nella speranza che la citologia ci possa fornire informazioni diagnostiche utili.
La biopsia epatica istologica purtroppo viene solo raramente effettuata e questo preclude una diagnosi morfologica definitiva, che può quindi impedire una terapia più mirata a risolvere il problema. A testimonianza di quanto appena sottolineato, attualmente riceviamo moltissime citologie epatiche a fronte di un numero troppo esiguo di biopsie istologiche.
Gli ostacoli che limitano i clinici nella scelta di procedere con il prelievo istologico sono di diversa natura:
1) fattibilità della tecnica: per molti veterinari (in particolare quelli che si occupano di diagnostica per immagini), la biopsia istologica può rappresentare un ostacolo procedurale, che però deve essere superato man mano che si acquisisce esperienza.
2) costi: ovviamente l'esame istologico ha dei costi superiori a quello citologico, ma dobbiamo considerare che le informazioni diagnostiche che ne derivano sono decisamente superiori: questo vale sicuramente l'investimento.
3) pericolosità della procedura: molti sovrastimano i rischi associati ad una biopsia epatica, che sono più che altri legati a possibili complicanze emorragiche. Ma se il paziente non ha gravi disturbi dell'emostasi (es. una grave piastrinopenia, DIC scompensata o alterazioni marcate dei tempi di coagulazione), le possibili perdite ematiche sono facilmente controllabili e sono autolimitanti, se la tecnica di prelievo è stata effettuata appropriatamente.
4) sopravvalutazione del valore dell'esame citologico epatico: molti pensano che un esame citologico sia sufficiente a diagnosticare un'epatopatia. In realtà questo è vero solo per alcune situazioni specifiche, che tuttavia sono una minoranza in termini di incidenza.
Ad esempio la citologia è ottima per identificare patologie infiltrative neoplastiche (linfoma e mastocitoma), neoplasie epatiche maligne primarie o metastatiche, gravi patologie degenerative (amiloidosi e lipidosi più comuni nel gatto). In questi casi la sua accuratezza diagnostica può essere simile alla biopsia istologica.
Purtroppo nella maggior parte delle altre condizioni patologiche (es. epatiti acute o croniche, patologie degenerative/fibrotiche croniche, anomalie vascolari, ecc.) solo raramente la citologica può fornire qualche informazione utile al clinico.
Tabella 1. Riassunto dei vantaggi e svantaggi delle biopsie citologiche ed istologiche epatiche:
Dobbiamo quindi sempre proporre una biopsia istologica in un paziente epatopatico?
In realtà non è sempre necessario e si possono anche applicare approcci più conservativi in certe situazioni, ad esempio quando le alterazioni clinicopatologiche e citologiche sono molto indicative (es. nella lipidosi epatica felina o in alcune condizioni neoplastiche) oppure quando sussistono serie controindicazioni (es. gravi problemi emostatici).
Nelle altre situazioni cliniche in cui la condizione epatopatica è persistente o in peggioramento e la citologia non ha permesso una diagnosi affidabile, la biopsia istologica diventa davvero fondamentale e nel prossimo blog cercherò di spiegare gli accorgimenti tecnici per effettuare correttamente un prelievo istologico e come trattare i campioni bioptici ottenuti per mandarli al laboratorio.
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV
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