Osteosarcoma appendicolare del cane: cosa è utile per definire la prognosi?
L'osteosarcoma è la neoplasia ossa più comune del cane: diversi fattori prognostici sono stati ad oggi identificati.
Facciamo il punto della situazione con i nostri esperti in oncologia medica e chirurgica Laura Marconato e Paolo Buracco.
Figura 1. Aspetto radiografico di un osteosarcoma del radio distale di un cane.
L’osteosarcoma è il tumore osseo più frequente nel cane, e può interessare tutti i segmenti ossei, ma con una predilezione per le ossa lunghe.
Segnalamento, quadro clinico, segmento osseo colpito e aspetto radiografico possono consentire il sospetto di osteosarcoma, che andrà comunque confermato prima di procedere con il piano terapeutico.
Nel cane sono stati identificati ad oggi numerosi fattori prognostici, alcuni dei quali verificabili in corso di staging iniziale, mentre altri possono essere accertati soltanto dopo amputazione.
In particolare:
-età del cane alla diagnosi: cani di età >10 anni avrebbero prognosi sfavorevole;
-peso corporeo: i cani di peso <15 kg sottoposti alla sola amputazione dell’arto avrebbero prognosi paragonabile a quelli trattati anche con chemioterapia adiuvante. La chemioterapia non darebbe quindi alcun vantaggio in termini di prolungamento della sopravvivenza in questa popolazione;
-segmento osseo colpito: la sede che si associa a più breve sopravvivenza è l'epifisi prossimale dell’omero; l’osteosarcoma che interessa metacarpo, metatarso, dita e in generale l’estremità distale avrebbe prognosi migliore;
-origine anatomica della proliferazione neoplastica: l’osteosarcoma periferico (parostale) ha prognosi migliore rispetto all’osteosarcoma periostale e centrale (endomidollare);
-metastasi alla diagnosi: l’assenza di metastasi, sia nodali sia a distanza, si associa a prognosi più favorevole. La TC è la tecnica di imaging generalmente suggerita per escludere la malattia metastatica;
-esami di laboratorio alla diagnosi: l’ipercolesterolemia si accompagnerebbe a prognosi più favorevole, mentre l’aumento di fosfatasi alcalina e monocitosi si associano a prognosi peggiore;
-sottotipo istologico: l’osteosarcoma fibroblastico ha prognosi migliore, mentre il condroblastico ha prognosi decisamente sfavorevole. Il sottotipo istologico può essere definito soltanto a seguito di amputazione e non sul campione bioptico prelevato per confermare il sospetto clinico prima della chirurgia;
-terapia: attualmente la strategia che migliora significativamente la prognosi è rappresentata dall’amputazione dell’arto seguita da chemioterapia adiuvante; l’immunoterapia rappresenta una nuova arma terapeutica e in tutto il mondo si stanno conducendo trial clinici per valutarne l’efficacia;
-timing di inizio della chemioterapia adiuvante: la chemioterapia somministrata entro 5 giorni dall’amputazione dell’arto prolungherebbe la sopravvivenza.
Laura Marconato, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Internal Medicine - Oncology (Dipl. ECVIM-CA Oncology)
Paolo Buracco, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Surgery (Dipl. ECVS)
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