LA LINFOCITOSI CUTANEA: UN DILEMMA DIAGNOSTICO ANCORA APERTO
La linfocitosi cutanea (LC) è una patologia dermatologica poco frequente e di difficile inquadramento.
E’ inclusa tra i disordini linfo-proliferativi ma la sovrapposizione clinico-patologica tra un processo reattivo ed uno neoplastico (linfoma), ha contribuito a generare una gran confusione relativamente alla sua patogenesi. Lo testimoniano i differenti nomi con cui è stata definita in passato: pseudo-linfoma, linfocitoma cutaneo, iperplasia linfoide cutanea e linfoma indolente.
Uno studio appena pubblicato da alcuni nostri esperti Mylav (Albanese et. al, Veterinary Sciences, 2022) ha cercato di fare chiarezza su questa condizione in un gruppo di 10 cani e 19 gatti.
La LC colpisce solitamente animali adulti/anziani, prevalentemente di sesso femminile: le lesioni cutanee sono caratterizzate da un grande polimorfismo clinico e possono presentarsi con eritema ed alopecia, esfoliazione, placche, ulcere e croste con una distribuzione focale/multifocale o più raramente diffusa.
Figura 1. Aspetto macroscopico di un cane barboncino con un'ampia area cutanea coinvolta da linfocitosi cutanea sul tronco (per gentile concessione della Dr.sa Roberta Gamba & Francesco Albanese).
Istologicamente il derma è infiltrato da piccoli linfociti con un basso indice mitotico. In alcuni casi è presente un focale/multifocale lieve epitelio-tropismo di piccoli linfociti, senza mai osservare un’infiltrazione diffusa o la formazione di micro aggregati intraepidermici (cosiddetti "micro-ascessi di Pautrier"), come spesso si osserva anche in corso di linfoma epiteliotropo.
Figura 2. Aspetto istopatologico a basso ingrandimento di un caso di linfocitosi cutanea.
In quasi tutti i casi di LC, la popolazione predominante è rappresentata da piccole cellule linfoidi T-cell CD3+, talora frammista ad aggregati nodulari di linfociti B-cell CD20+. Nel cane alcuni casi erano tuttavia composti in prevalenza da piccoli linfociti B. Spesso, nei pazienti felini, le cellule linfoidi erano frammiste ad un numero variabile di eosinofili e mastociti.
Figura 3 A e B. A maggiore ingrandimento la popolazione linfoide è di piccole dimensione (Figura A aspetto con colorazione standard EE). Nei gatti quasi sempre è presente una predominanza netta di linfociti T-cell CD3+ (Figura B con positività immuno-istochimica al CD3).
Sebbene nei pochi casi di LC nel gatto riportati in letteratura sia sia segnalata un’evoluzione fatale con infiltrazione linfoide viscerale e quindi un comportamento a tutti gli effetti simile un linfoma a lenta progressione, i gatti inclusi in questo studio hanno mostrato una lunga sopravvivenza (media 1080 giorni) e nessuno di essi è deceduto per progressione della malattia.
I casi di LC nello studio sono anche stati analizzati mediante PARR ("PCR for Antigen Receptor Rearrangements"): in maniera sorprendente, tutti i casi felini sono risultati policlonali, mentre circa la metà dei casi canini sono risultati monoclonali per il BCR (B-cell Receptor) o il TCR (T-cell Receptor).
Questo risultato, da confermare con ulteriori studi, suggerirebbe come la LC nel gatto possa rappresentare un processo linfo-proliferativo reattivo più che neoplastico, a lento decorso e raramente fatale.
Le risposte terapeutiche ai vari trattamenti, sia chirurgici (escissione della lesione) sia medici (con cortisonici, ciclosporina, clorambucile, lomustina, ecc.) sono stati molto irregolari nei pazienti inclusi in questo studio, rendendo impossibile una valutazione definitiva circa la loro efficacia.
In quasi tutti i pazienti, sia che si sia ottenuta una remissione parziale, sia una malattia stabile o progressiva, si è sempre notata una lenta evoluzione dei sintomi con sopravvivenza a lungo termine (mesi/anni).
Ad oggi pertanto, non esiste evidenza scientifica circa un trattamento farmacologico efficace in corso di LC. In maniera molto curiosa ed a testimonianza di quanto poco si conosca circa il comportamento biologico della LC, in un paziente canino con malattia diffusa e progressiva, si è osservato un notevole miglioramento dei sintomi dermatologici dopo qualche mese dalla sospensione di tutti i farmaci.
In conclusione, la LC rimane una malattia dalla patogenesi ancora poco chiara, con aspetti clinico-patologici sovrapponibili ad un linfoma cutaneo, ma a lenta e progressiva evoluzione e con scarsa/variabile risposta ai trattamenti farmacologici.
Figura 4. Algoritmo diagnostico suggerito dagli autori in casi sospetti di linfocitosi cutanea.
Per chi volesse approfondire l'argomento, vi invitiamo alla lettura dell'articolo completo:
Albanese F, Abramo F., Marino M., Massaro M., Marconato L., Minoli L., Martini V., Aresu L.
Feline and canine cutaneous lymphocytosis: reactive process or indolent neoplastic disease?
Veterinary Sciences 2022.
Francesco Albanese, Med. Vet.; consulente in Dermatologia di Mylav
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV
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