CARDIOMIOPATIA DILATATIVA…CHE COSA MANGIA IL CANE?
La cardiomiopatia dilatativa (DCM) del cane è una patologia caratterizzata da una disfunzione sistolica, in termini di riduzione più o meno marcata della funzione sistolica, e quindi contrattile, del ventricolo sinistro associata o meno a quella del ventricolo destro, con conseguente dilatazione camerale. Recentemente è stata riscontrata una associazione tra dieta e una forma di cardiopatia simile alla classica DCM del cane.
La cardiomiopatia dilatativa è la miocardiopatia più frequente nel cane ed è la seconda patologia cardiaca per ordine di incidenza nel cane. Anche il gatto può essere affetto da questa patologia.
Come sappiamo, la DCM interessa maggiormente le razze canine di grossa taglia o le razze giganti, come il Dobermann, Alano, Terranova, Irish Wolfhound: in alcune di queste è stata infatti identificata la natura familiare/genetica.
Oltre alla DCM primaria, esistono altre condizioni che possono causare quadri ipocinetici-dilatativi, a fenotipo dilatativo, con tachiaritmie sostenute (fibrillazione atriale idiopatica nelle razze di grande taglia), ma anche patologie infettive/infiammatorie ed endocrinologiche, così come stati carenziali nutrizionali ed alimentari specifici.
Nel 2018 infatti, la Food and Drug Administration (FDA) ha pubblicato per la prima volta un report in cui viene descritto un possibile collegamento tra alcune diete ed un quadro cardiologico ipocinetico-dilatativo sovrapponibile ad una DCM.
Secondo quanto riportato, alcune particolari diete “grain free” non adeguatamente integrate, così come alimenti contenenti come ingredienti principali alte concentrazioni di lenticchie, piselli, altri legumi e/o patate, sono indicate a rischio e si invita la comunità scientifica, nonché i cardiologi nella fattispecie, a segnalare ogni caso.
Da quel momento sono molteplici i case report/series che vengono presentati in letteratura, portando per lo più all’attenzione razze per le quali la predisposizione a questa patologia cardiaca non era stata precedentemente descritta.
Queste diete sembrerebbero causare uno stato carenziale di AA essenziali e non, così come di precursori della sintesi di taurina e di carnitina.
Questa spiegazione come possibile eziopatogenesi tuttavia non è condivisa ed unanimemente accettata, difatti degli studi dimostrano attraverso titolazioni seriali che questi soggetti non hanno livelli plasmatici di taurina inferiori rispetto a soggetti alimentati con “diete tradizionali”, pur presentando secondo un altro articolo livelli maggiori di troponina I ultrasensibile e considerando che i livelli di taurina (e carnitina) plasmatici non sono necessariamente correlati a quelli miocardici.
Anche se non ci sono studi controllo a dimostrazione di ciò, nella maggior parte dei casi si è visto che questi quadri sono reversibili e rientrano con l’integrazione di tali nutrienti ed il ripristino di una dieta non "grain free".
Al momento quindi, sebbene i risultati degli studi presenti in letteratura non siano sufficienti a raggiungere un agreement ed ulteriori approfondimenti siano necessari, anche considerando il fatto che ad oggi tutti gli studi contano un numero esiguo di soggetti, rimane sempre l’indicazione, nel momento in cui si diagnostica una DCM, di approfondire l’alimentazione del cane, così come di considerare in ogni singolo soggetto la reale utilità o necessità di una dieta "grain free".
Per ulteriori indicazioni e l’elenco delle diete ritenute a rischio, si rimanda al sito della FDA.
Marta Claretti, Med. Vet. Consulente MYLAV in Cardiologia.
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