Come effettuare un corretto campionamento per l'esame tricoscopico e sue finalità
L’esame tricoscopico è una metodica diagnostica utilizzata in dermatologia. Viene utilizzata per lo studio della struttura dei peli e per la valutazione di malattie che si presentano con alopecia. Vediamo nei dettagli come si esegue e a cosa serve con il nostro esperto Federico Leone.
Metodica di campionamento dei peli
Per un corretto campionamento, i peli vanno afferrati alla base, in corrispondenza dell’emergenza dell’ostio follicolare e strappati rispettando sempre il loro senso di crescita per evitare fratture che impediscano di estrarne la porzione follicolare.
Per l'estirpazione dei peli si utilizza una pinza emostatica Mosquito con le punte diritte o curve. E' consigliabile ricoprire le branche della pinza con due tubicini di gomma (può essere utilizzato anche il tubicino della butterfly), per evitare di danneggiare i peli e causare artefatti, e per ottenere, contemporaneamente, una presa migliore sui fusti piliferi.
Fig.1: esempio di procedura di prelievo di peli per esame tricoscopico.
Alcuni clinici preferiscono prelevare i peli direttamente con le dita, stringendoli fermamente tra indice e pollice e utilizzando i guanti, soprattutto in caso di sospetto clinico di dermatofitosi.
E’ importante non strappare troppi peli alla volta per non causare fastidio all’animale.
I peli devono essere strappati energicamente per essere sicuri di raccogliere un campione significativo in tutte le fasi del ciclo pilifero e non solo quelli in fase di riposo che si sfilano più facilmente, in quanto lassamente ancorati al follicolo.
Se si sospetta una dermatofitosi, si hanno maggiori possibilità di successo includendo nel preparato i peli risultati fluorescenti con la lampada di Wood.
Per inviarli al laboratorio, i peli vanno inseriti in una busta di carta da lettera per permettere all’operatore di raccoglierli con facilità. Va evitato il materiale in plastica, in quanto rende difficile la raccolta dei peli che tendono ad aderire alla superficie di plastica del contenitore.
Finalità dell’esame tricoscopico
L’esame tricoscopico permette di valutare la fase del ciclo follicolare, le alterazioni morfologico-strutturali dei peli e la presenza di parassiti e di dermatofiti.
Fig.2: esame tricoscopico di un cane con alopecia diffusa: aggregato di melanosomi che deforma il fusto pilifero
Lo studio delle radici permette di valutare la presenza di un’alterazione del rapporto anagen/telogen (come si verifica nelle endocrinopatie, nel deflusso telogeno o nell’alopecia post tosatura) o una quantità eccessiva di materiale cheratinico (come si osserva nei disturbi follicolari o nei disturbi della cheratinizzazione come, ad esempio l’adenite sebacea).
Le radici possono essere malformate, unitamente al fusto pilifeo, per alterazioni della pigmentazione (come si osserva nell’alopecia del mantello diluito o in quella dei peli neri).
Il fusto pilifero può apparire destrutturato per la presenza di ife fungine e circondato da spore fungine in corso di dermatofitosi.
Fig.3: esame tricoscopico di un gatto con alopecia focale: artroconidi che avvolgono un pelo infetto
Altre malattie rare del fusto pilifero diagnosticabili con l’esame tricoscopico sono la tricomalacia, la tricoressi nodosa e i pili torti.
Le punte possono apparire spezzate come si verifica classicamente per autotraumatismo (prurito allergico o parassitario) o alterate in seguito ad eccessiva esposizione ad agenti atmosferici.
Con l’esame tricoscopico è possibile infine evidenziare la presenza di Demodex, uova di Cheyletiella e adulti e uova di pidocchi.
Fig.4: esame tricoscopico di un cane con alopecia multifocale: numerosi adulti di Demodex canis
Fig.5: esame tricoscopico di un gatto con alopecia rarefazione del mantello: uovo di pidocchio (lendine) adesa al fusto pilifero
Federico Leone, consulente in dermatologia di MYLAV
Commenti
- Nessun commento trovato
Lascia i tuoi commenti
Login per inviare un commento
Posta commento come visitatore