La pododermatite nel paziente aviare
La pododermatite, conosciuta comunemente con il termine di “bumblefoot”, è descritta come un processo infiammatorio, degenerativo e ulcerativo che coinvolge la superficie plantare del piede e/o una o più dita degli uccelli.
I rapaci e gli psittacidi di grande taglia, come Ara ed Amazzoni, sono più predisposti a svilupparla; così come nei canarini sono più a rischio le razze pesanti, quali Border e Arricciati Giganti.
È una malattia progressiva che deve essere trattata immediatamente per evitare che le lesioni possano portare a sviluppare le forme cliniche più gravi.
La fase iniziale si manifesta con una lieve infiammazione della superficie plantare che, se non trattata adeguatamente, può evolvere in necrosi, tendinite, artrite settica, osteomielite, perdita della funzionalità dell’arto interessato con insorgenza di problemi secondari. Questi ultimi possono causare amiloidosi, endocardite valvolare, setticemia e morte.
Le cause possono essere di origine traumatica, ambientale o nutrizionale.
Le principali cause ambientali sono riconducibili ai posatoi, ad esempio qualora non abbiano un diametro adeguato, siano sporchi di deiezioni oppure siano lavati e disinfettati con prodotti aggressivi. Le cause nutrizionali comprendono ipovitaminosi A, ipocalcemia, carenza di Vitamina D3 o biotina e diete ricche in grassi.
La superficie plantare del piede degli uccelli è costituita da uno spesso strato di epitelio squamoso stratificato che, a sua volta, è ricoperto da uno strato di cheratina; su questa superficie si trova uno strato di papille che distribuisce uniformemente il carico del piede.
L’alterazione di tali strutture può evolvere in infiammazione e successiva infezione; i batteri generalmente isolati sono Staphylococcus aureus, Streptococcus, Proteus spp., Pseudomonas spp., E. Coli, Klebsiella spp., Pasteurella spp., Clostridium spp., Corynebacterium spp.. Raramente è possibile isolare Candida spp. e Aspergillus spp.
Dalla gravità delle lesioni dipende sia il trattamento che la prognosi. La pododermatite è classificata con una scala da 1 a 5 nei rapaci e da 1 a 7 nei pappagalli.
Nella fase iniziale si evidenzia assottigliamento della superficie plantare del piede con arrossamento (foto 1), questa condizione può essere corretta modificando la dieta, utilizzando posatoi di diametro adeguato e pulendoli dalle deiezioni. Se la pododermatite continua a peggiorare si possono rivestire i posatoi con dei bendaggi elastici ed effettuare la pulizia del piede con disinfettante a base di clorexidina e pomata idratante.
Figura 1. Pododermatite in fase iniziale in un Melopsittacus undulatus.
Nelle forme più gravi è necessario effettuare un bendaggio del piede; più è profonda la lesione più frequente deve essere la sostituzione del bendaggio. Contemporaneamente si devono somministrare antibiotici sia topici che sistemici appropriati e farmaci analgesici.
Ulteriori peggioramenti sono legati all’insorgenza di ulcere (foto 2) sulla pianta dei piedi con croste attorno ai bordi della lesione, con formazione di un tappo necrotico al centro dell'ulcera (foto 3). In tal caso, il trattamento richiede l’intervento chirurgico in anestesia generale.
Si applica un laccio emostatico alla base della zampa per controllare e ridurre fenomeni emorragici, si rimuove la parete dell'ascesso effettuando il "curettage" dei tessuti necrotici, compresi tendini e legamenti. Dopo l'intervento chirurgico è importante alleviare la pressione mediante l’applicazione di bendaggi imbottiti. La guarigione richiede tempi molto lunghi che, nelle forme più gravi, possono essere superiori a 6 mesi. La persistenza dell’osteomielite può progredire in infezione sistemica che può causare la morte del paziente.
Figura 2. Lesione ulcerata in un Myopsitta monachus
Figura 3. Lesione necrotica in un Melopsittacus undulatus
In diagnosi differenziale bisogna considerare: lesioni fungine, piccoli ascessi, accumulo di urati in corso di gotta articolare, infestazione da Knemidokoptes, lesioni da poxvirus, punture di insetti, formazione di calli, lesioni da congelamento, ustioni, traumi, sindrome di automutilazione, neoformazioni di natura benigna o maligna, scaglie presenti nei canarini anziani, fibre vegetali o materiale da nido avvolte attorno alle dita con effetto costrittivo.
La diagnosi si effettua raccogliendo dati anamnestici relativi alla dieta, alla tipologia di trespoli utilizzati e ad eventuali traumi. La visita clinica deve essere accurata e riguardare entrambi i piedi, il carico eccessivo sul piede sano, infatti, potrebbe compromettere anche quest’ultimo.
È consigliabile effettuare un esame batteriologico completo della lesione con antibiogramma e un esame ematobiochimico per conoscere lo stato di salute del paziente. L’iter diagnostico può essere completato con lo studio radiografico del piede.
Riferimenti bibliografici:
Bailey T., Lloyd C.: Raptors: disorders of the feet. In: BSAVA Manual of Raptors, Pigeons and Passerine Birds, Edited by John Chitty and Michael Lierz, England, 2008.
Colopardi M. Esperienze nel trattamento della pododermatite ulcerativa negli uccelli, AIVPA Italian Journal of companion animal practice 2/2017
Doneley B. Avian Medicine and Surgery in Prectice, CRC Press, 2016
https://hari.ca/avian-care/health-monitoring/symptoms-treatment-bumblefoot-parrots/
Gustavo Picci, Med. Vet. Esperto in animali non convenzionali di MYLAV
Commenti
- Nessun commento trovato
Lascia i tuoi commenti
Login per inviare un commento
Posta commento come visitatore