Intossicazione da rodenticidi anticoagulanti nel cane
I rodenticidi anticoagulanti (anticoagulant rodenditicides, ARs) sono prodotti chimici comunemente utilizzati per il controllo dei roditori. Tali molecole rappresentano una causa comune di tossicosi nel cane.
I rodenticidi anticoagulanti possono essere suddivisi in 2 categorie in base alla loro potenza e attività: i rodenticidi anticoagulanti di prima generazione e i rodenticidi anticoagulanti di seconda generazione.
Il warfarin è stato il primo rodenticida anticoagulante utilizzato, fino a quando i roditori hanno iniziato a sviluppare resistenza, la quale ha portato allo sviluppo degli ARs di seconda generazione. Queste ultime molecole (ad es. brodifacoum, bromadiolone, difetialone) sono più potenti e hanno un’azione prolungata rispetto ai rodenticidi anticoagulanti di prima generazione.
In uno studio recente (Paulin et al, 2024), la maggior parte dei pazienti affetti da tossicosi da rodenticidi anticoagulanti aveva ingerito degli ARs di seconda generazione.
Come agiscono i rodenticidi anticoagulanti?
In seguito all’ingestione, gli ARs vengono assorbiti attraverso l'epitelio intestinale nell’arco di poche ore. I metaboliti assorbiti sono quindi trasportati a livello epatico, dove inibiscono l’azione dell’enzima vitamina K1 epossido reduttasi. Questo enzima è necessario per il riciclo della vitamina K1 nella sua forma attiva (KH2, Figura 1), la quale è un cofattore essenziale per la sintesi e attivazione di alcuni fattori della coagulazione (II, VII, IX e X).
I rodenticidi anticoagulanti causano quindi la deplezione della forma attiva della vitamina K1, portando a una progressiva diminuzione delle concentrazioni plasmatiche dei fattori della coagulazione sopracitati, con conseguente sviluppo di ipocoagulabilità e possibili emorragie spontanee.
Figura 1. Schema dell'azione dei rodenticidi anticoagulanti derivati dal warfarin: all'interno dell'epatocita, i fattori Vitamina K-dipendenti devono venir carbossilati, per divenire attivi. Per tale processo biochimico è necessaria la vitamina K in forma ridotta che viene quindi ossidata durante la reazione. L'enzima epossido-reduttasi è necessario per riciclarla e renderla nuovamente disponibile. I tossici derivati dal warfarin bloccano l'azione dell'epossido reduttasi, rendendo impossibile l'attivazione dei fII, fVII, fIX e fX che si accumulano in forma inattiva. La somministrazione di Vitamina K1 riporta rapidamente la situazione alla normalità, rendendo nuovamente possibile il processo di attivazione enzimatica.
Quali sono i segni clinici causati dall’ingestione di rodenticidi anticoagulanti?
I segni clinici si manifestano solitamente dopo 2-5 giorni dall’ingestione, e sono la conseguenza dallo stato di ipocoagulabilità descritto in precedenza.
La sede più comune in cui si manifestano i sanguinamenti è lo spazio pleurico. Altre sedi possibili sono, in ordine di frequenza, la cute e il sottocute (ecchimosi), il tratto respiratorio (compreso il parenchima polmonare), la cavità orale e l’apparato gastroenterico, la cavità peritoneale, il mediastino, il tratto urogenitale, la congiuntiva e la sclera (Figura 2).
I segni clinici più comuni comprendono letargia, dispnea, anoressia, pallore mucosale, tosse, intolleranza all’esercizio ed emottisi. Altri possibili reperti clinici includono epistassi, sanguinamenti gengivali, melena, ematuria, petecchie, ecchimosi e segni neurologici (convulsioni, paraparesi).
Figura 2. Sedi di sanguinamenti in 81 cani con tossicosi da rodenticidi anticoagulanti. Tratto da Paulin et al, 2024.
Come possiamo diagnosticare un’intossicazione da rodenticidi anticoagulanti?
La diagnosi di intossicazione da ARs si basa principalmente sull'esclusione di altre cause di ipocoagulabilità e sulla storia di esposizione a sostanze tossiche. Fondamentale, a tal fine, risulta un'anamnesi accurata mirata a rilevare una possibile ingestione accidentale o volontaria di sostanze tossiche.
È inoltre necessario valutare il profilo coagulativo del paziente, mediante la misurazione del tempo di protrombina (PT), che valuta la via estrinseca della cascata coagulativa, e del tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT), che valuta la via intrinseca.
Tra i quattro fattori della coagulazione vitamina K-dipendenti (fattori II, VII, IX, X), il fattore VII possiede l’emivita più breve. Pertanto, in corso di intossicazione da rodenticidi anticoagulanti, si osserva un prolungamento del PT prima di un'alterazione dell’aPTT; per questo motivo, il PT è considerato il parametro più sensibile per l’identificazione precoce dell’avvelenamento.
I tempi di coagulazione ritornano alla normalità già dopo poche ore dalla somministrazione di Vitamina K1 per via parenterale e questo rappresenta il metodo più semplice, rapido ed efficace per la diagnosi eziologica definitiva.
È inoltre possibile determinare la concentrazione di rodenticidi anticoagulanti a livello sierico o nel contenuto gastrico, oppure effettuare una diagnosi post-mortem tramite cromatografia liquida su campioni di fegato e reni mediante quindi esami tossicologici.
Quali terapie sono necessarie in un paziente con intossicazione da rodenticidi anticoagulanti?
Il trattamento dei cani affetti da intossicazione da ARs prevede la somministrazione di vitamina K1. Prima di somministrare tale terapia, risulta fondamentale escludere la possibile presenza di altre possibili cause di ipocoagulabilità, in quanto anche una singola somministrazione di vitamina K1 potrebbe alterare il risultato dei test della coagulazione.
La durata del trattamento dipende dalla dose e dalla tipologia di AR ingerito. Tuttavia, poiché nella maggior parte dei casi la dose e la tipologia di AR ingerito non sono note, è raccomandata la somministrazione di vitamina K1 2.5-5 mg/kg divisi in 2 somministrazioni giornaliere, per un periodo minimo di 4 settimane.
In caso di grave sintomatologia può essere necessario stabilizzare il paziente tramite un ricovero in terapia intensiva. Infatti, nei casi caratterizzati da emorragie massive, può rendersi necessario il ricorso a trasfusioni di sangue intero o di emazie concentrate, al fine di ripristinare una volemia adeguata e migliorare l'ossigenazione tissutale, o trasfusioni di plasma, allo scopo di migliorare l’assetto coagulativo del paziente nel più breve tempo possibile.
In caso di presenza di versamento toracico di grave entità può essere necessario procedere con un drenaggio toracico, associato o meno ad ossigenoterapia, la quale potrebbe anche rendersi necessaria in caso di scarsa ossigenazione tissutale.
La prognosi è favorevole qualora l’intervento terapeutico venga instaurato tempestivamente. In genere, si osserva un miglioramento clinico nell’arco di pochi giorni dall’inizio della terapia.
Fonte Bibliografica
Mathieu Victor Paulin, Samantha Bray , Tanarut Laudhittirut et al. Anticoagulant rodenticide toxicity in dogs: A retrospective study of 349 confirmed cases in Saskatchewan; Can Vet J. 2024 May;65(5):496-503.
Antonio Maria Tardo, Med. Vet., PhD, EBVS European Specialist in Veterinary Internal Medicine (Dipl. ECVIM-CA, Internal Medicine); Esperto MYLAV in Medicina Interna
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV
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