Le glomerulopatie immuno-mediate del gatto non sono poi così rare
Storicamente, le nefropatie croniche nel gatto sono state associate principalmente ad alterazioni renali riconducibili a nefrite tubulo-interstiziale cronica (NIC). In queste patologie, molto comuni nella pratica clinica, il danno tubulo-interstiziale cronico, indipendetemente dalla causa primaria, causa secondariamente alterazioni glomerulari (es. glomerulosclerosi). La gravità istologica della NIC è stato correlata precedentemente con lo stadio IRIS e con la gravità delle alterazioni di laboratorio (azotemia, ipercreatininemia, iperfosfatemia), mentre l’entità della proteinuria è risultata modesta.
Le glomerulonefriti immuno-mediate (GN) sono invece considerate poco comuni nei felini, a differenza dei cani, nei quali la diffusione di alcune patologie predisponenti (es. leishmaniosi), influisce fortemente sulla prevalenza di tali glomerulopatie. Tuttavia, la reale incidenza delle GN fino ad oggi non era chiara ed erano disponibili descrizioni di casi singoli. Infatti, per una diagnosi morfologica ed una classificazione corretta di queste patologie sono necessarie tecniche diagnostiche particolari, oltre al semplice esame istologico, quali colorazioni istochimiche speciali e microscopia elettronica a trasmissione.
Un recente studio pubblicato da colleghi italiani su BMC Veterinary Research (Rossi et al, 2019) e che ha coinvolto, in qualità di patologo di riferimento, il nostro consulente Luca Aresu, ha valutato le alterazioni strutturali tramite esame istologico e microscopia elettronica di 68 biopsie renali ricevute allo European Veterinary Renal Pathology Service (http://www.evrps.net ). Il primo dato interessante da notare era che il 54% delle biopsie mostrassero danni compatibili con GN mentre il 46% una NIC. E’ ovvio che questo dato va interpretato con cautela: la sovra-rappresentazione delle GN probabilmente dipende dal fatto che i nefrologi clinici sottopongono a biopsia renale proprio quei pazienti con un elevato sospetto clinico per la GN stessa: questi gatti potrebbero beneficiare della diagnosi bioptica e di una terapia specifica, mentre non sottopongono a biopsia quei pazienti con forte sospetto per una NIC, che non beneficerebbero invece di alcun vantaggio terapeutico oltre al regime stabilito dalle linee guida IRIS.
Le GN nel gatto sono state associate principalmente ad infezioni croniche (quali FIV, FeLV e FIP) ed, in effetti, nello studio di Rossi et al., la prevalenza di gatti FIV o FeLV-positivi con GN (35%) era significativamente più elevata rispetto a quello del gruppo delle NIC (0%). L’età media era comprensibilmente più bassa nelle GN rispetto alle NIC. Un riscontro molto interessante era inoltre relativo alla proteinuria: nelle GN ci si aspetterebbe un PU/CU più elevato rispetto alle NIC. In effetti questo dato è stato confermato nello studio (il valore medio era 7 nelle GN vs 2,6 nelle NIC). Ne è scaturito che un cut-off di 3,8 di PU/CU, permetteva di distinguere con una elevata accuratezza le GN (PU/CU >3,8 nel 92% di casi) rispetto alle NIC (PU/CU <3,8 nel 94 % dei casi). Non vi erano invece differenze significative relative ad altri dati clinici (es. pressione arteriosa) o di laboratorio (es. entità dell’azotemia, creatininemia, ecc.).
In conclusione, sebbene questo studio sicuramente sopravvalutava la reale prevalenza delle GN rispetto alle NIC, proprio a causa della selezione dei casi raccolti, ha permesso tuttavia di gettare nuova luce sulle GN feline. Queste patologie non vanno trascurate e devono essere sospettate soprattutto nei gatti nefropatici più giovani, con infezioni concomitanti (in particolare retrovirali) e con proteinuria marcata. La biopsia renale, che comprenda sia istologia sia esame ultrastrutturale, in questi casi è altamente raccomandabile per una diagnosi definitiva (vedi anche nostri blog precedenti: https://www.mylav.net/blogc/view/220; https://www.mylav.net/blogc/view/187).
Luca Aresu & Walter Bertazzolo
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