Perché è importante misurare l'IGF-1 nel gatto
Il diabete mellito è una comune disendocrinia felina, seconda solo all’ipertiroidismo in termini di prevalenza. La diagnosi è solitamente semplice ed è basata sui classici segni clinici di dimagrimento, polifagia, poliuria/polidipsia, iperglicemia persistente e glicosuria. Non così semplice può invece essere la gestione terapeutica, in particolare allorché il gatto diabetico presenti una patologia concomitante.
Negli ultimi anni è emerso che l’acromegalia, in particolare nei gatti anziani di sesso maschile, rappresenta una patologia endocrina tutt’altro che rara. Questa condizione è frequentemente associata al diabete mellito (dal 10% al 40% dei casi in alcuni studi) e può determinare una notevole insulino-resistenza. Spesso la diagnosi di acromegalia viene proprio effettuata dopo aver osservato una progressiva perdita di efficacia della terapia insulinica in un gatto diabetico in terapia.
Per tale ragione è importante escludere l’acromegalia nei gatti con diabete mellito, sia in prima presentazione, che successivamente durante la terapia insulinica.
Il test diagnostico per la diagnosi di acromegalia è l’IGF-1 (Insulin-like Growth Factor-1) sierico: valori >1000 ng/mL sono estremamente suggestivi della malattia. La misurazione di GH (Growth Hormone) ha invece una ridotta utilità diagnostica.
Va sottolineato che non tutti i gatti acromegalici, al momento della diagnosi di diabete mellito, presentano già una concentrazione di IGF-1 >1000 ng/mL. Infatti, per la sintesi di IGF-1 è necessaria l’insulina, pertanto circa 1/3 dei gatti acromegalici diabeteci raggiunge valori di IGF-1 >1000 ng/mL solo dopo 4 settimane di terapia insulinica. E' importante quindi misurare l’IGF-1 in prima presentazione (in particolare nei gatti maschi anziani diabetici): in caso di valore <1000 ng/mL, è necessario ripetere la misurazione dopo almeno 4 settimane di terapia insulinica.
Walter Bertazzolo & Federico Fracassi
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