Le colorazioni citochimiche/istochimiche - Parte 1: lo Ziehl-Neelsen
Cari colleghi, nei prossimi mesi posteremo dei brevi articoli per spiegarvi l'utilità delle colorazioni cito/istochimiche in diagnostica. Queste colorazioni speciali sono applicate ai campioni citologici o istologici allo scopo di evidenziare particolari componenti tissutali (es. fibre collagene, fibre elastiche, ecc.), accumuli di sostanze anomale o in eccesso rispetto alla normalità (es. amiloide, sali di calcio, rame, ferro, ecc.), o agenti eziologici (es. funghi, micobatteri, ecc.).
Di solito vengono consigliate dal patologo qualora lo ritenga necessario per affinare la diagnosi microscopica.
Inizieremo oggi a parlarvi della colorazione di Ziehl-Neelsen: questa metodica è utilizzata qualora si sospettino delle infezioni causate da micobatteri e può venir applicata sia su preparati citologici (anche se già colorati con metodiche di routine, come diff-quick o May-Grunwald-Giemsa) che istologici.
I micobatteri presentano una parete complessa contenente peptidoglicani, galattani, acidi micolici e glicolipidi fenolici che non permette l'ingresso dei normali coloranti utilizzati di routine. Pertanto nei preparati standard possono facilmente passare inosservati o apparire come batteri non colorati all'interno di macrofagi (Figura 1 sopra). Con il trattamento utilizzato durante la colorazione di Ziehl-Neelsen, il pigmento (rosso della carbol-fucsina) viene "forzato" ad entrare all'interno dei batteri mediante una combinazione di calore e agenti chimici, rendendo i micobatteri ben visibili in citologia (Figura 2 a fianco) ed istologia (Figura 3 sotto).
Questa colorazione permette quindi al patologo di confermare il sospetto iniziale di infezione da micobatteri alcool-acido resistenti. Non permette però di differenziarli nelle varie specie: a questo scopo è necessario una successiva tipizzazione mediante esame colturale o più facilmente con PCR.
Maria Massaro & Walter Bertazzolo
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