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Aggiornamento sulla parvovirosi canina ad Ancona

Il 23 novembre scorso, a Castelfidardo (An) si è tenuto un seminario di aggiornamento sulla parvovirosi canina tenuto dal Prof. Nicola Decaro dell'Università di Bari, consulente del laboratorio LaVallonea e autore di numerosi studi su questa virosi canina.

Il seminario è stato organizzato col patrocinio della delegazione regionale SCIVAC Marche e grazie alla sponsorizzazione del laboratorio LaVallonea. Riportiamo di seguito un breve riassunto della serata, che ha avuto un notevole riscontro tra i colleghi con oltre 100 partecipanti.

 

Il parvovirus tra leggenda e realtà

Prof. Nicola Decaro, DVM, PhD, Professore Ordinario di Malattie Infettive degli Animali, Dipartimento di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Bari

La parvovirosi del cane è una malattia infettiva e contagiosa, conosciuta comunemente come “gastroenterite emorragica del cane”. Il virus responsabile, il parvovirus del cane del tipo 2, fu identificato nella seconda metà degli anni Settanta e, nel giro di pochi anni, diede origine a due varianti antigeniche CPV-2a e CPV-2b, seguite dalla comparsa di una nuova variante, CPV-2c, nel 2000. Le varianti antigeniche, caratterizzate da una maggiore virulenza, sono distribuite in maniera variabile nella popolazione canina mondiale, mentre il vecchio ceppo CPV-2 si è estinto. La classica sintomatologia indotta da CPV è caratterizzata da gastroenterite acuta, con comparsa di diarrea, non sempre di tipo emorragico, vomito incoercibile, leucopenia, disidratazione e, nei casi più gravi, morte dei soggetti colpiti. La diagnosi e la profilassi della parvovirosi del cane presentano, ancora oggi, dei punti critici. A livello diagnostico, i test rapidi (basati su ELISA ed immunocromatografia), pur rappresentando l’unico strumento diagnostico a livello ambulatoriale, sono caratterizzati da una bassa sensibilità. Pertanto, in caso di negatività al test e di fondato sospetto di infezione da CPV, è sempre opportuno richiedere al laboratorio test molecolari (PCR e real-time PCR). Sono stati messi a punto anche test sofisticati per caratterizzare le varianti antigeniche e discriminare tra virus vaccinale (che di norma è escreto tramite le feci dopo la vaccinazione) e virus di campo. Per quanto riguarda la profilassi, il principale problema è ancora rappresentato dalla notevole persistenze dell’immunità colostrale, che, se presente a titoli elevati, può interferire con l’intervento vaccinale, impedendo lo sviluppo di un’attiva risposta del sistema immunitario. Al fine di ridurre tale problematica, oltre all’utilizzo di vaccini ad alto titolo, è necessario intensificare gli interventi vaccinali nel primo anno di vita, come raccomandato dalle nuove linee guida stilate dalla WSAVA e disponibili da gennaio del 2016.

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