La leishmaniosi felina nei paesi Mediterranei: la situazione al 2024
La Leishmaniosi felina è una malattia causata dal parassita Leishmania infantum, la stessa specie che colpisce comunemente i cani.
Sebbene i gatti siano meno suscettibili alla malattia rispetto ai cani, la sua prevalenza in Europa è in aumento, soprattutto nelle aree endemiche come il Mediterraneo (Spagna, Italia, Portogallo e Grecia), dove i flebotomi, vettori della malattia, sono presenti.
La prevalenza della Leishmaniosi felina varia significativamente a seconda delle regioni ma bisogna fare chiarezza sul termine di prevalenza e di come questa viene stimata.
Studi recenti indicano una percentuale di gatti sieropositivi tra lo 0,4% e il 60% nelle aree ad alto rischio.
In certi habitat particolari, la percentuale di gatti sieropositivi per Leishmania può essere addiruttura superiore a quella dei cani, probabilmente a causa della maggiore probabilità di esposizione ai flebotomi (per esempio a cause di una vita condotta prevalentemente “outdoor”). Tuttavia, molti gatti sieropositivi rimangono asintomatici o sviluppano sintomi lievi, rendendo difficile una stima precisa della prevalenza reale se consideriamo le forme clinicamente significative (ovvero di malattia conclamata).
Nonostante il numero crescente di casi segnalati suggerisca che il gatto possa avere un ruolo nel ciclo di trasmissione della malattia, non è chiaro quanto sia rilevante rispetto al cane: considerando la difficile stima di pazienti realmente “infetti” ma asintomatici o infetti e malati, in grado di albergare quindi amastigoti nei tessuti (in particolare nella cute, dove i flebotomi si cibano), è difficile stimare quale sia il loro ruolo di serbatoio biologico del protozoo.
Un recente studio multicentrico Europeo, condotto in alcuni stati del bacino Mediterraneo (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia, Israele e Francia), evidenzia una notevole esposizione dei gatti ai flebotomi e alla Leishmania, con una percentuale globale di positività anticorpale del 17% su 2067 soggetti, a fronte però di una evidenza diretta di infezione (PCR) in solo 15 gatti (Carbonara et al., 2024).
Va tuttavia sottolineato che la biologia molecolare nello studio in questione, era stata condotta mediante PCR su sangue periferico, matrice sulla quale la ricerca di DNA di Leishmania presenta una bassa sensibilità, se confrontata a quella eseguita da midollo osseo, linfonodi, cute e mucose.
Il livello di siero-prevalenza medio rilevato è stato circa la metà di quello rilevabile nei cani delle stesse aree. Inoltre la maggior parte dei gatti ha mostrato titoli sierologici bassi per Leishmania, questo supporta ulteriormente l’ipotesi che molti gatti siano esposti all’infezione ma solamente un numero ridotto di loro si ammali e quindi siano resistenti a questa infezione protozoaria.
Tratto da: Carbonara et al (2024) Parasites and Vectors.
In questo studio emerge una apparente correlazione con l’infezione retrovirale da Feline Immunodeficiency Virus (FIV) quale possibile fattore predisponente.
I segni clinici di leishmaniosi felina descritti in letteratura, sono riconducibili principalmente a manifestazioni dermatologiche (soprattutto noduli singoli o multipli, alopecia e formazioni di lesioni crostose) e ad alterazioni clinico-patologiche simili a quelle ben note nel cane (anomalie ematologiche, disprotidemie, linfadenomegalia, lesioni mucosali orali/nasali e lesioni oculari).
Circa i 3/4 dei gatti nello studio in esame non manifestava tuttavia sintomi clinici sospetti per Leishmaniosi felina. Gli altri mostravano segni clinici generici (ad esempio perdita di peso, linfadenomegalia, patologie croniche del cavo orale), oltre ad alterazioni ematologiche potenzialmente compatibili con leishmaniosi, ma vista la difficoltà nel differenziare i gatti infetti da quelli unicamente esposti al parassita, anche a causa del disegno dello studio, non è possibile trarre conclusioni definitive a riguardo.
In conclusione, lo studio di Carbonara et al (2024) conferma la diffusione della leishmaniosi anche nella popolazione felina Europea, sebbene sia evidente la minore sensibilità dei gatti a sviluppare forme cliniche conclamate rispetto ai cani.
Per chi volesse consultare direttamente l’articolo originale, vi rimandiamo al seguente link:
https://parasitesandvectors.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13071-024-06419-x
Tratto da: Carbonara M et al (2024). Feline leishmaniosis in the Mediterranean Basin: a multicenter study. Parasites and vectors.
Luigi Venco, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Parasitology (Dipl. EVPC); Esperto Mylav in Parassitologia
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV
Commenti
- Nessun commento trovato
Lascia i tuoi commenti
Login per inviare un commento
Posta commento come visitatore