Le malattie trasmesse da vettori in italia: diffusione e prevalenza
Qual è l'attuale diffusione e prevalenza delle più comuni malattie trasmesse da vettori nei nostri animali da compagnia in Italia? Non è semplice dare una risposta ma abbiamo cercato di fornire un aggiornamento basandoci su dati attualmente pubblicati e disponibili in letteratura. Ce ne parla Luigi Venco, nostro consulente in Parassitologia.
Di Luigi Venco, EBVS European Specialist in Veterinary Parasitology (Dipl. EPVC).
Fig. 1 - Hepatozoon canis.
È difficile valutare l'effettiva prevalenza dell'infezione dei diversi agenti patogeni trasmessi da vettori (CVBD - Canine Vector Borne Diseases) in cani e gatti in Italia, a causa della quantità limitata di dati e della difficoltà nel confrontare le informazioni dagli studi basati su diversi strumenti diagnostici. Le prevalenze delle infezioni da agenti patogeni trasmessi da vettori variano inoltre in base alla regione geografica e alle diverse condizioni climatiche e del territorio.
Gli agenti eziologici che rivestono maggiore importanza per diffusione e implicazione cliniche sono, nel nostro paese: Babesia sp, Ehrichia canis, Anaplasma platys, Anaplasma phagocytophilum, Dirofilaria immitis, Dirofilaria repens, Leishmania infantum ed Hepatozoon canis.
Babesiosi
Esistono dati limitati sulla prevalenza delle infezioni da Babesia sp Nell'Italia centrale e settentrionale si osserva una siero-prevalenza media del 34% sulla base della ricerca di anticorpi anti-Babesia con una tendenza decrescente dalle aree centrali a quelle settentrionali, con una maggiore predisposizione per cani di canile o età tra i 25 e 48 mesi.
Indagini molecolare sulle diverse specie di Babesia spp. in campioni di sangue di cani con segni clinici compatibili, dimostrano che B. canis viene rilevato principalmente nel nord Italia, mentre B. vogeli è presente principalmente nella zona centrale e nell'Italia meridionale.
Babesia gibsoni in Italia invece è riscontrabile con maggior frequenza nelle aree centro meridionali, in particolare in Campania.
A Babesia canis. B Babesia gibsoni. C Babesia vogeli.
Ehrlichia canis ed Anaplasma sp.
Per quanto concerne Ehrlichia canis, la prevalenza stimata sulla base dei dati sierologici, varia dal 14,9% nel sud Italia al 46,7% in Sardegna, mentre la prevalenza complessiva valutata tramite Real time PCR è ovviamente inferiore a quella indicata dalla sierologia, indicando che l'infezione è più diffusa nel sud (9,7%) che nel centro (8%) e nel nord (2,9%) Italia. Queste discrepanze sono dovute ai diversi metodi utilizzati in ogni studio, ma anche al fatto che il rischio di infezione da E. canis varia in base a fattori strettamente locali (ad es. popolazione vettoriale, densità e modelli di attività). Anaplasma platys è stato rilevato molecolarmente in Italia centrale (23%) e meridionale (11,3%), spesso in associazione ad E. canis. mentre A. phagocytophilum in Italia meridionale (3.7%).
A Anaplasma phagocytophilum. B Anaplasma platys. C Ehrlichia canis.
Filariosi
Negli ultimi 20 anni. Dirofilaria immitis ha mostrato un rilevante aumento della prevalenza all’interno delle aree storicamente endemiche (22-80% nei soggetti non sottoposti a chemioprofilassi) e una diffusione al di fuori della principale area endemica della Pianura Padana, come nelle province dell’Italia nord-orientale precedentemente considerate non endemiche. Inoltre, D. immitis è diventata endemica nelle regioni centrali come la Toscana e l'Umbria.
Un recente studio condotto su cani del sud Italia ha verificato prevalenze di D. repens (1,4%) e D. immitis (0,5%) in Campania. Coinfezioni da D. immitis e D.repen sono state registrate anche in Puglia e Calabria, con tassi di prevalenza fino all'1,6%. La diffusione di D.repens nel nord Italia e nuovi focolai di D.immitis recentemente rilevati nelle regioni meridionali come la Sicilia, indicano che i cani sono a rischio sia per Dirofilaria immitis sia per D. repens in tutto il paese, se non sottoposti a misure profilattiche.
Leishmaniosi
Per lungo tempo la Leishmaniosi canina (da Leishmania infantum) è stata considerata stabilmente endemica nell'Italia meridionale e centrale, e nelle aree litoranee del nord Italia, con tassi di siero prevalenza fino al 53,1%.
Sulla base di dati recenti inerenti la raccolta e l’identificazione di flebotomi, l’individuazione di casi autoctoni nel cane e di casi nell’uomo, nuovi focolai di Leishmaniosi canina sono stati individuati nelle regioni settentrionali in cui la malattia era precedentemente considerata non endemica. Inizialmente nelle regioni collinari appenniniche ma attualmente anche nella Pianura Padana, dove in seguito al cambiamento delle condizioni climatiche (aumento delle temperature invernali, scomparsa della nebbia), si verificano le condizioni per la sopravvivenza dei Flebotomi in diapausa nel periodo invernale. Sono di recentissima segnalazione nuovi focolai nel Piemonte e nel Triveneto, ma anche in Lombardia, con tendenza alla diffusione dalle zone oltre-padane a quelle cis-padane nella provincia di Pavia e numerosi altri focolai nelle provincie di Bergamo, Brescia, Lodi, Milano e Cremona.
Anche per L.infantum i cani devono quindi essere considerati a rischio in tutto il paese.
Hepatozoonosi
Per quanto esistano segnalazioni di casi sporadici di Hepatozoon canis nell’Italia settentrionale, questo patogeno è riscontrabile con elevate prevalenze nel centro e sud Italia, spesso in associazione a CVBD trasmesse da Riphicephalus sanguineus (ospite definitivo) che infetta il cane (ospite intermedio) non con il morso, ma tramite l'ingestione della zecca intera.
A Hepatoozon canis. B Leishmania infantum. C Dirofilaria immitis
Immagini tratte da Otranto D., Dantas Torres F “Prevalence of infection by vector-bornepathogens in cats and dogs in Italy” Parasites & Vectors 2010.
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