Un gatto con infezioni ricorrenti
Cari colleghi, vi presentiamo un interessante ed istruttivo caso clinico relativo ad un gatto maschio sterilizzato di 4 anni che vive in casa ma ha accesso al giardino, insieme ad altri cani e gatti. Il paziente viene trattato regolarmente per i parassiti interni ed esterni ed è vaccinato altrettanto regolarmente per Herpesvirus, Calicivirus, Parvovirus, e FeLV.
Viene portato alla visita presso la Clinica Veterinaria Letimbro, a causa di debolezza, inappetenza ed intolleranza all'esercizio. Alla visita clinica risulta essere ipotermico e tachipnoico. L’esame emocromocitometrico dimostra marcata anemia (Ht 6,8%, Hb 2,4 g/dL) non rigenerativa. I test FIV e FeLV sono negativi. Le radiografie del torace e l'ecografia addominale non mostrano alterazioni rilevanti. Si esegue la ricerca di anticorpi antiglobuli rossi ed un profilo coagulativo, entrambi nella norma.
Viene eseguita una citologia midollare ed il quadro è indicativo di una grave ipoplasia selettiva della linea eritroide (vedi l'esempio di figura 1, nella quale si osservano esclusivamente elementi mieloidi in assenza di precursori eritroidi). Nell’ambito terapeutico e diagnostico di questo quadro, il gatto riceve dapprima trasfusioni di supporto e successivamente terapie immunosoppressive, in quanto queste alterazioni midollari riconoscono solitamente cause immuno-mediate. Si raggiunge così un ritorno alla normalità.
Dopo qualche mese, viene aggredito da un altro gatto e sviluppa una lesione ascessuale a livello della coscia sinistra, motivo per il quale torna alla visita: viene trattato con drenaggio ed enrofloxacina per 12 giorni e la ferita sembra guarire perfettamente. A distanza di qualche settimana, il gatto viene riportato in clinica poichè i proprietari riferiscono di una nuova ferita a livello di coscia destra, apparentemente in assenza di traumi o colluttazioni. Su questa seconda ferita si decide di effettuare un tampone microbiologico completo, con ricerca di germi aerobi, anaerobi e miceti.
Dopo circa 4-5 giorni dalla semina si riscontra positività stentata su terreno non selettivo (Columbia blood agar, Oxoid) e più evidente su terreno contenente acido nalidixico (CNA agar, Oxoid): si evidenzia una colonia batterica bianco-grigiastra in purezza, a margini leggermente frastagliati (vedi foto 2). Gli altri terreni rimangono negativi, compresa la semina anaerobia.
Viene eseguita l'identificazione del batterio con metodica MALDI-TOF (Matrix Assisted Laser Desorption Ionization - Time of Flight): il batterio isolato è Mycobacterium fortuitum group con affidabilità del 99,9%.
Vengono eseguiti test di sensibilità sul batterio, che rivelano una buona sensibilità a fluorochinolonici, gentamicina, e tetracicline, ed una resistenza a cefalosporine, penicilline e rifampicina. Vengono eseguiti strisci da colonia pura, per colorazioni di Ziehl-Neelsen e Fite-Faraco, che si rivelano entrambe positive, rilievo tipico per i micobatteri. (vedi foto 3)
Il micobatterio isolato appartiene al gruppo degli NTM (Non-Turberculous Mycobacterium), anche detti “micobatteri atipici”, alcuni dei quali sono caratterizzati da tempi di crescita veloci (ovvero al di sotto dei 7 giorni), a differenza della maggior parte degli altri micobatteri, che richiedono tutti ben più di 7 giorni di semina (settimane/mesi). Questo gruppo di batteri, dotati di buona resistenza nell’ambiente esterno, si ritrova nelle acque e nel terreno ed uno dei principali meccanismi di infezione è proprio la contaminazione da parte di sporcizia e terra su ferite aperte, come probabilmente è accaduto nel paziente oggetto di questo caso. La terapia immunosoppressiva, utilizzata per risolvere il problema dell’anemia, ha probabilmente favorito l’ingresso del micobatterio, favorendo così lo stabilirsi di una infezione cronica.
Ad oggi il paziente sta bene, e la ferita è nuovamente guarita dopo somministrazione di enrofloxacina a 6 mg/kg. I protocolli terapeutici prevedono una long-term therapy, per la natura dell’agente eziologico implicato e la difficile eradicazione completa, con tempi di somministrazione fino a 8-12 settimane, spesso utilizzando un’associazione di due, se non tre diversi principi attivi ai quali il batterio è risultato sensibile (fluorochinoloni + rifampicina o fluorochinoloni + doxiciclina ad esempio). Nei casi in cui le lesioni risultano circoscritte (noduli, granulomi), è indicata anche la rimozione chirurgica al fine di ottenere una completa remissione.
Ringrazio il dr. Alessandro Negro, della Clinica Veterinaria Letimbro, per aver condiviso con noi le informazioni cliniche di questo interessante caso e averci dato l'opportunità di pubblicarlo sul blog.
Marta Medardo, Responsabile del Servizio di Microbiologia di Mylav
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