Parvovirosi canina: le informazioni semplici ed essenziali per la prognosi che possiamo ricavare da un emocromo
Il parvovirus canino (CPV) è una causa ben nota di malattia e morte nei cani giovani, poiché provocando una grave gastro-enterite acuta, predispone alla sepsi promuovendo la traslocazione batterica intestinale e determinando una grave immunosoppressione.
Sebbene i tassi di mortalità siano bassi nei cani che ricevono un trattamento ospedaliero aggressivo, i cani affetti da CPV spesso richiedono un'ospedalizzazione prolungata con elevati costi associati, per cui disporre di biomarker in grado di prevedere i tempi di ospedalizzazione e la prognosi, sarebbe utile nel contesto delle aspettative emotive ed economiche dei proprietari.
Un recente studio pubblicato sul Journal of Veterinary Internal Medicine (Gonzales-Dominguez et al, 2024) ha identificato alcuni dati derivabili dall'emogramma che potrebbero assumere un valore prognostico.
Figura 1. Particelle virali di Parvovirus (per gentile concessione del Prof. Decaro Nicola).
Le ratio calcolate tra alcune linee cellulari ematiche hanno dimostrato di possedere alcune indicazioni diagnostiche e prognostiche, sia in medicina umana che più recentemente in quella veterinaria, in diverse condizioni cliniche (infezioni batteriche, patologie neoplastiche, ecc.).
Lo studio appena pubblicato in particolare ha valutato l'applicazione della ratio tra il numero totale di granulociti neutrofili, piastrine e monociti rapportato con il numero di linfociti, dati facilmente ottenibili da un normale emogramma.
Sono stati inclusi 401 cani in cui la diagnosi veniva confermata da test antigenico fecale, nei quali era disponibile un emogramma al momento dell'ammissione all'ospedale veterinario. Di questi, 65 cani non sopravvivevano all'infezione virale.
Il rapporto tra la conta piastrinica e quella dei linfociti (PLT/L Ratio) risultava utile da un punto di vista prognostico, essendo più alta nei pazienti che non sopravvivevano.
In particolare, un valore >700 aveva una specificità del 90% nel prevedere il decesso del paziente. Lo stesso non si osservava invece per le ratio tra neutrofili e linfociti (N/L) e tra monociti e linfociti (M/L).
I linfociti diminuiscono comunemente in corso di infezione da parvovirus e questo può essere lo specchio di una riduzione della risposta immunitaria del paziente, che potrebbe predisporlo ad una maggiore morbidità (con un prolungamento dei tempi di ricovero) e mortalità.
Tuttavia, sebbene le conte linfocitarie totali erano più basse nei nei pazienti deceduti, le ratio N/L e M/L non erano associate ad un outcome differente in questo studio. Solo il rapporto tra PLT/L invece era significativamente associato all'outcome.
Una concentrazione ematica di linfociti >1000/uL era associata a sopravvivenza nel 100% dei casi e rappresenta quindi un importante fattore prognostico nel cane con parvovirosi.
Lo studio di Gonzales-Dominguez et al. presenta alcuni limiti essendo retrospettivo (es. mancanza di stratificazione tra gruppi di cane in base a caratteristiche biologiche, status vaccinale, ecc.; utilizzo di contaglobuli differenti nei vari ospedali inclusi nella ricerca; mancanza di una uniforme rivalutazione dello striscio ematico), ma emerge evidente che durante la parvovirosi canina si assiste comunemente ad una riduzione dei leucociti circolanti: tuttavia solo la concentrazione dei linfociti e il rapporto PLT/linfociti è risultato significativamente associato ad una prognosi (sopravvivenza VS decesso).
Mattia Ridolfi, Resident in patologia clinica di Mylav
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV
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