LE PROTEINE DI FASE ACUTA NEL GATTO: IERI, OGGI E DOMANI
Le proteine di fase acuta sono uno strumento diagnostico e prognostico sempre più utilizzato nella routine clinica: una recente Review pubblicata sul Veterinary Clinical Pathology da Gabriele Rossi, professore di Patologia Clinica presso al Murdoch University di Perth, ci da lo spunto per rispondere ad alcuni quesiti pratici.
Cosa sono le proteine di fase acuta (Acute Phase Proteins - APP)?
Si tratta di proteine prodotte dal fegato nell'arco di alcune ore/giorni in risposta a stimoli flogistici di varia natura. Macrofagi e neutrofili sono i primi attori in questo processo, producendo citochine come interleukina 1-6 e Tumor Necrosis Factor, che a loro volta stimolano gli epatociti a sintetizzare una maggiore quantità di APP.
Qual è il loro ruolo fisiologico?
In generale si tratta di proteine coinvolte nell'omeostasi sviluppatisi con l'evoluzione degli animali, al fine di limitare gli effetti nocivi di agenti patogeni, cancro, traumi ecc.
Per alcune di queste molecole l'effetto fisiologico è ben conosciuto, per altre è ancora ignoto. Ad esempio la SAA (Amiloide Sierica A) ha il ruolo di proteggere i tessuti dai danni ossidativi indotti dalla flogosi, mentre la ferritina aumenta allo scopo di sequestrare il ferro nel midollo, togliendo questo oligoelemento fondamentale a eventuali microrganismi patogeni. Il fibrinogeno aumenta probabilmente in risposta ad un suo potenziale aumentato consumo, allorché venga utilizzato per circoscrivere perdite ematiche e danni vascolari. L'aptoglobina aumenta al fine di ridurre l'effetto tossico dell'emoglobina, eventualmente liberatasi nel sangue dalla lisi dei globuli rossi.
Perché alcune si chiamano APP positive mentre altre si chiamano negative?
La maggior parte delle APP aumenta in corso di flogosi (APP positive), mentre ad esempio l'albumina e la transferrina diminuiscono (APP negative). L'albumina si riduce in quanto viene utilizzata come fonte aminoacidica per la sintesi di altre proteine durante la malattia. La transferrina invece, riducendosi trasporta meno ferro ai tessuti, rendendolo meno disponibile per eventuali agenti patogeni.
Ci sono differenze di specie?
Le APP sono sintetizzate in quantità differenti nelle varie specie e per questo vengono classificate in APP maggiori e minori in base a quanto aumentano in corso di patologia. E' molto importante conoscere queste differenze al fine di utilizzarle correttamente. Ad esempio, nel cane la CRP (Proteina C-Reattiva) è una APP molto utile in quanto aumenta decine di volte dai valori basali a quelli patologici in corso di flogosi. Nel gatto invece non è utilizzabile, in quanto i suoi aumenti sono irrisori. La principale APP del gatto è la SAA, che aumenta anche di centinaia di volte rispetto ai valori basali in corso di serie infiammazioni. Proteine con aumenti moderati (5-10 volte i basali) nel gatto sono l'aptoglobina e l'AGP (Alfa-1 Glicoproteina Acida).
Quanto sono specifiche di malattia?
In generale le APP sono biomarker molto sensibili di malattia, purché questa conduca ad alterazioni infiammatorie. Come tali sono molto utili sia nella diagnosi che nel monitoraggio dei processi infiammatori settici e non. Tuttavia la loro specificità è bassa, in quanto non permettono di individuare l'eziologia. Un'eccezione a questa regola generale è proprio l'AGP nel gatto, la quale aumenta in maniera più significativa in corso di peritonite infettiva felina (FIP) ed è pertanto uno strumento diagnostico estremamente utile nei gatti sospetti.
Perché le APP sono strumenti prognostici molto efficaci?
Siccome queste proteine non vengono immagazzinate nel fegato e la loro emivita è relativamente breve, una guarigione condurrà ad un rapido declino nella loro concentrazione. Invece una persistenza della patologia infiammatoria o una sua recidiva, si assoceranno a livelli patologici. Il loro utilizzo durante una terapia farmacologica può quindi aiutare il clinico a stabilire se il trattamento è efficace o meno.
Le APP possono avere un ruolo prognostico nel gatto?
In generale possiamo dire che non ci sono studi che dimostrino questa associazione, ad eccezione per il valore di AGP alla diagnosi di insufficienza cardiaca congestizia: un suo valore elevato si correla con una prognosi peggiore.
Quali applicazioni future potrebbero avere le APP?
Sebbene questi biomarker abbiano una bassa specificità se presi singolarmente, nell'uomo esistono utilizzi alternativi che possono accrescere la specificità nell'individuare una specifica patologia, combinando i risultati di più APP in pannelli di screening dedicati. Inoltre è possibile che nuove APP, finora poco studiate e considerate, rivestiranno una utilità clinica: ad esempio nell'uomo la procalcitonina, un precursore della calcitonina sintetizzato da epatociti e monociti in risposta ad una infezione, aumenta rapidamente (poche ore) con lo sviluppo di una sepsi ed è un biomarker molto specifico e frequentemente utilizzato nella routine ospedaliera. Uno scenario simile potrebbe aprirsi allo stesso modo anche in medicina veterinaria nei prossimi anni.
Per chi volesse approfondire l'argomento APP nel gatto, vi invitiamo alla lettura della Review:
Rossi G. Acute phase proteins in cats: Diagnostic and prognostic role, future directions, and analytical challenges. Vet Clin Pathol 2023 DOI: 10.1111/vcp.13238
Saverio Paltrinieri, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Università di Milano
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV
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