LEPTOSPIROSI DEL CANE: QUANTO SONO EFFICACI GLI ANTIBIOTICI NELL'ELIMINARE LA LEPTOSPIRURIA?
Nei cani affetti da leptospirosi, la leptospiruria può persistere per diversi giorni anche in fase di remissione. Diversi tipi di antibiotici sono consigliati in letteratura al fine di eradicare l'infezione renale: qual è la loro reale efficacia? Uno studio recentemente pubblicato ha cercato di rispondere a questa domanda.
La leptospirosi è una grave zoonosi provocata da spirochete appartenenti al genere Leptospira. Questa malattia ha un andamento stagionale, con una maggiore incidenza nei periodi caldi e umidi dell’anno, soprattutto dopo abbondanti piogge che facilitano la diffusione del batterio.
I "reservoir" della malattia sono diverse specie di animali, sia selvatiche che domestiche, dove l’infezione tende a cronicizzare, permettendone l’eliminazione nell’ambiente con le urine. La trasmissione dell'infezione può avvenire tramite il contatto diretto con animali infetti (ed in particolare con le loro urine) o indirettamente con materiale contaminato dalle urine stesse (acqua e suolo): le leptospire possono quindi infettare nuovi ospiti, tra cui cani e gatti, e provocare in questo caso lesioni gravi e potenzialmente letali a reni, fegato ed altri organi.
Una volta entrata nell’organismo, la leptospira invade il torrente circolatorio dove riesce inizialmente ad eludere la risposta immunitaria, che successivamente viene attivata al fine di contrastare la leptospiremia. In tal modo, il batterio viene eliminato dal flusso sanguigno ma tende ad accumularsi in altri tessuti (fegato, polmoni, reni, ecc.). L'infezione nei tubuli renali può persistere per settimane, conducendo ad una escrezione urinaria ("leptospiruria") persistente.
La diagnosi di leptospirosi avviene mediante indagine sierologica (titolo sierologico elevato e/o siero-conversione, rilevate mediante test di Micro-Agglutinazione o MAT) o mediante la ricerca del DNA del patogeno con biologia molecolare (PCR) nel sangue e/o nelle urine. In quest’ultimo caso, in genere non si conosce il momento esatto in cui avviene l’infezione e quindi sarebbe consigliabile effettuare il test di PCR su entrambe le matrici, per scongiurare la possibilità che la scelta di una sola delle due, porti ad un falso negativo.
Figura 1. Curve di reazione in PCR "real-time" su un campione positivo per Leptospira.
Per ciò che concerne il trattamento farmacologico, attualmente si considera standard un trattamento iniziale con amoxicillina o ampicillina, seguita da doxiciclina 5 mg/kg per almeno 2 settimane (o in alternativa da altri principi attivi come l'enrofloxacina), per eradicare la presenza di leptospire nei tubuli renali, evitando così il rischio di eliminazione cronica e quindi di zoonosi.
In genere non si effettuano test con PCR urinaria di controllo dopo il trattamento antibiotico eradicante, perché si assume che quest’ultimo abbia avuto l'effetto desiderato. Tuttavia in letteratura sono riportati casi di persistente leptospiruria nei cani (ma anche nell’uomo) dopo i trattamenti antibatterici.
In un recente studio pubblicato sul Journal of Veterinary Internal Medicine (Hetrick et al., 2021), gli autori hanno constatato che nei cani in cui è stata diagnosticata la leptospirosi mediante PCR urinaria, la persistenza della leptospiruria risultava incostante a dispetto dei vari tipi di regimi antibiotici impostati: alcuni soggetti si negativizzavano già al primo controllo post terapia (pochi giorni dopo la prima PCR positiva e dopo poche somministrazioni di antibatterici), mentre altri mantenevano una positività alla PCR urinaria anche per 80 giorni. Non veniva dimostrato un trattamento più efficace di un altro nell'eradicare l'escrezione di leptospire.
L'eventualità di una leptospiruria persistente è quindi un rischio da non sottovalutare anche se il paziente ha assunto un corretto ciclo di antibiotici, sia per salvaguardare la salute dell’animale e l'evoluzione ad una patologia renale cronica (più probabile nei pazienti con leptospiruria persistente), sia il possibile sviluppo di resistenze agli antibiotici, ma anche per salvaguardare la salute dei proprietari o di altri animali conviventi.
Detto ciò, si rende ancora più evidente come il test PCR sia importante su sangue ed urine per la diagnosi della malattia, ma anche per confermare una completa clearance del patogeno post-trattamento.
Per chi volesse approfondire l'argomento, vi rimandiamo all'articolo appena pubblicato, disponibile online liberamente (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jvim.16309)
Michele Marino, Biologo Mol., PhD, Responsabile del settore di Biologia Molecolare di MYLAV.
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV.
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