Panleucopenia felina - La PCR è superiore al test antigenico rapido: ecco perché
La diagnosi di panleucopenia felina è solitamente agevole e richiede la conferma mediante l'identificazione dell'agente eziologico virale: ma quale è meglio tra testa antigenico rapido e PCR?
La panleucopenia felina è una malattia infettiva che presenta molte caratteristiche in comune alla parvovirosi canina. L’agente eziologico (Feline Panleukopenia Virus -FPV) è innanzitutto molto simile al parvovirus canino (CPV): lo stesso dicasi per l’eziopatogenesi dell’infezione e per le manifestazioni cliniche. Inoltre, in alcuni casi di panleucopenia felina possono essere causati dal CPV.
La diagnosi è basata su:
- Riscontri clinici: gatti spesso giovani, non vaccinati o non completamente vaccinati, con improvvisa insergenza di anoressia, febbre, vomito (più raramente diarrea) e possibile morte rapida. Spesso è possibile risalire alla fonte del contagio (es. esposizione con altri gatti o cani giovani sintomatici)
- Riscontri di laboratorio: pochi giorni dopo l’infezione e durante la fase acuta della sintomatologia, è comune risontrare una grave leucopenia all’esame emocromocitometrico (vedi Figura 1).
- Dimostrazione della presenta dell’agente eziologico nelle feci o nel vomito: ci sono due strade principali percorribili nella pratica, la ricerca dell’antigene virale con test specifici per CPV/FPV o la ricerca del DNA del virus mediante biologia molecolare (in particolare con PCR). Un test positivo conferma definitivamente il sospetto clinico. Ma quali differenze ci sono tra i due metodi di rilevazione del virus? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, anche in base ad uno studio recentemente pubblicato (Jacobsen et al 2021).
Figura 1: striscio ematico periferico in un gatto con panleucopenia, fotografato a basso ingrandimento. Si noti la completa essenza di leucociti.
Innanzitutto i test antigenici sono effettuabili in ambulatorio, trattandosi di test rapidi che sfruttano tecnologie (quali l’immuno-cromatografia o altri "immuno-assay" simili) comuni ad altri metodi di rilevazione antigenica o anticorpale.
Hanno quindi il vantaggio della semplicità e della rapidità di esecuzione. Andrebbero effettuati sulle feci, ma in assenza di materiale analizzabile, potrebbero essere utilizzati in alternativa anche il vomito o un tampone rettale.
Sebbene non ci siano studi approfonditi a riguardo, i test per la rilevazione del CPV riescono spesso a rilevare l’agente eziologico felino, indipendentemente che si tratti di CPV o di FPV. Pertanto nella pratica, si utilizzano spesso i test canini (anche per la scarsa disponibilità di test commercializzati specificatamente per il FPV).
In caso di risultato positivo, la specificità è elevata. Questi test hanno però in generale un grande limite, che è quello della sensibilità diagnostica che è risultata molto variabile in diversi studi (dal 50 al 90%): questo limite sembra non dipendere tanto da quale virus sia responsabile della patologia in esame (CPV vs FPV), ma quanto dalla carica virale nel campione in esame. Questa può essere elevata in alcuni pazienti, più ridotta in altri. Inoltre alcuni campioni (es. un tampone rettale) possono contenere poco materiale e quindi poco virus.
La PCR invece è in grado di rilevare quantità di virus molto inferiori nei campioni analizzati e quindi ha una sensibilità diagnostica molto più elevata, a partità di elevata specificità. A dispetto di un tempo di lavorazione un po’ più lungo, permette quindi di eliminare quasi completamente i risultati falsi.
Va fatta attenzione ai pazienti vaccinati recentemente: una minima replicazione virale infatti avviene negli enterociti e quindi una bassa carica di virus vaccinale può essere rilevata dalla PCR nelle feci (mentre è estremamente improbabile che la stessa carica virale possa venir rilevata da un test antigenico rapido).
Pertanto, nel caso decidiate di effettuare dei test antigenici come primo step diagnostico in un sospetto clinico di panleucopenia felina, in caso di risultato positivo sarete abbastanza certi della diagnosi, ma in caso di risultato negativo è consigliabile effettuare uno step ulteriore mediante PCR.
Per chi volesse approfondire ulteriormente l'argomento, vi invitiamo a consultare il recente lavoro pubblicato da Jacobsen et al, sul Journal of Feline Medicine and Surgery (Diagnostic testing for feline panleukopenia in a shelter setting: a prospective, observational study; JFMS 2021).
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV.
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