Le malattie infettive ed infestive neglette del gatto: la leishmaniosi
Chiudiamo questo ciclo di appuntamenti dedicati alle malattie infettive ed infestive neglette del gatto, con quella che, almeno nel cane, è la più importante e diffusa, perlomeno nel nostro paese: la leishmaniosi.
A causa della sua progressiva diffusione nel territorio italiano (e non solo) e la sua importanza clinica, la leishmaniosi è diventata nel cane la più importante patologia trasmissibile. Di conseguenza nel corso degli ultimi decenni gli studi si sono moltiplicati e ci hanno condotto ad approfondire notevolmente un po' tutti gli aspetti della malattia (eziopatogenetici, diagnostici, terapeutici e prognostici).
Ma cosa sappiamo della leishmaniosi nel gatto e che differenze ci sono rispetto al cane?
Ovunque ci siano casi di leishmaniosi canina, e quindi ci siano sia animali "serbatoio" che vettori (flebotomi), anche i gatti possono risultare infetti. La modalità di trasmissione dell'infestazione infatti non è differente rispetto al cane.
Tuttavia un'importante aspetto da sottolineare è che, a fronte di valori di siero-prevalenza rilevanti in zone endemiche nelle popolazioni feline (tra il 12 ed il 26% in alcuni recenti studi in diverse regioni della nostra penisola), la frequenza con cui si rilevano casi clinicamente manifesti, è decisamente più bassa rispetto al cane. I titoli sierologici determinati mediante immuno-fluorescenza sono inoltre prevalentemente bassi o medi.
Un'altra importante differenza rispetto al cane, riguarda la tipologia di manifestazioni cliniche nei casi conclamati: la maggior parte dei casi felini sviluppa lesioni dermatologiche nodulari ed ulcerative (cutanee ma anche muco-cutanee) ed oculari. Le lesioni coinvolgono soprattutto testa ed arti. Ovviamente è possibile un coinvolgimento sistemico, con sintomatologia variabile.
Figura 1. Gatto con lesioni palpebrali ed oculari causate da Leishmania sp. Per gentile concessione della Dr.sa Alessandra Randone.
Le alterazioni di laboratorio, nei pazienti clinicamente conclamati, sono simili a quelli ben descritti anche nel cane: citopenie ematologiche, gammopatia policlonale, azotemia e proteinuria.
Purtroppo nei gatti con coinvolgimento sistemico e malessere generalizzato, la leishmaniosi non viene inclusa tra le diagnosi differenziali in quanto non siamo abituati a considerarla una patologia importante per in questa specie. La presenza di comorbidità (es. patologie oncologiche e metaboliche), di infezioni da retrovirus (FIV e/o FeLV) e i trattamenti immuno-soppressivi, probabilmente possono facilitare lo sviluppo di una sintomatologia conclamata.
La diagnosi definitiva si basa, come per il cane, sull'identificazione dell'agente eziologico, sia con metodi indiretti (esame sierologico), che mediante identificazione diretta con citologia o biologia molecolare (PCR): in alcuni studi sembra che il titolo sierologico e la positività alla PCR siano spesso inversamente correlati. Questo potrebbe indicare una risposta immunitaria diversa rispetto al cane e quindi spiegare perché una grossa fetta di pazienti felini siero-positivi, possa essere non infetta né malata.
I farmaci disponibili per il controllo della patologia (meglumina antimoniato, miltefosina ed allopurinolo) sono gli stessi attualmente utilizzati nel cane, ma il regime terapeutico e la risposta alla terapia sono molto meno standardizzati, per cui la prognosi spesso non è soddisfacente ed è imprevedibile.
Saranno necessari molti più studi per definire meglio i protocolli di trattamento per la specie felina. Per questo motivo risultano ad oggi particolarmente importanti i metodi di prevenzione basati sulla riduzione dell'esposizione al vettore.
Bibliografia
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Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV.
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