Le malattie infestive neglette del gatto: le filariosi
In questo secondo capitolo sulle patologie infettive/infestive neglette del gatto, parliamo delle filariosi, intendendo sia le infestazioni cardiopolmonari causate da Dirofilaria immitis che quelle sottocutanee causate da Dirofilaria (Noctiella) repens. Prendiamo spunto da una recente review pubblicata sul Journal of Feline Medicine and Surgery (Pennisi et al., JFMS (2020) 22: 442-451), per darvi alcuni input su queste patologie ampiamente diffuse anche nel nostro territorio nazionale.
Le caratteristiche eziopatogenetiche e parassitologiche della filariosi cardiopolmonare felina non differiscono da quella canina. Tuttavia mentre il cane rappresenta l’ospite di elezione e sviluppa comunemente microfilariemia, necessaria per la trasmissione della parassitosi con i vettori, i gatti invece rappresentano un ospite accidentale/imperfetto e di solito non hanno microfilariemia rilevante. Solo una piccola percentuale di L3 inoculate dai vettori possono infatti raggiungere lo stadio adulto, in tempo pressoché doppio rispetto a quello nel cane (7-9 mesi contro i 4-6 mesi); inoltre le dimensioni dei parassiti adulti nel gatto è inferiore e raramente si riproducono, in quanto difficilmente si possono avere infestazioni con un numero di maschi e femmine sufficienti. I vermi adulti nel gatto infine vivono meno a lungo rispetto a quelli che parassitano i cani.
La diffusione delle filariosi feline è sovrapponibile a quella canina, essendo legata al medesimo tipo di trasmissione. Tuttavia, sebbene la forma cardiopolmonare nel cane si sia ridotta in termini di incidenza, grazie alle sempre più diffuse attività profilattiche, si è invece assistito ad una subdola diffusione della meno seria forma sottocutanea causata da N. repens. L’aumento globale delle temperature e l’istaurarsi di inverni sempre più miti, hanno inoltre favorito la diffusione dei vettori (zanzare dei generi Aedes e Culex in particolare), anche in paesi prima poco interessati dal problema (es. il Regno Unito ed i paesi del Nord Europa). A causa della difficoltà di ottenere una conferma diagnostica definitiva (vedi oltre), è impossibile stabilire l’entità reale della diffusione di queste parassitosi nei felini domestici.
La patogenesi delle lesioni arteriose e polmonari indotte dalla filariosi cardiopolmonare felina è simili a quella del cane; le lesioni possono essere secondarie alla infestazione cronica, ma anche alla morte dei parassiti adulti, con rilascio di frammenti di parassita e di batteri endo-simbionti (Wolbachia spp.), in grado di scatenare tromboembolismo polmonare, violente reazioni infiammatorie polmonari e sistemiche, talora fatali. La maggior parte dei gatti tuttavia va incontro a infestazioni asintomatiche o con segni clinici alquanto aspecifici (es. sintomi respiratori cronici, vomito ed anoressia).
Figura 1. Alcune filarie adulte all'interno delle camere cardiache di un gatto.
Le forme sottocutanee di filariosi sono diagnosticate raramente, in quanto quasi sempre asintomatiche: solitamente i parassiti vengono identificati all’interno di lesioni nodulari dopo FNA o accidentalmente durante chirurgia ed esami istologici.
Per i vari aspetti sopra descritti la diagnosi è difficile: rilevare micro filarie è alquanto raro, mentre i classici test antigenici utilizzati nel cane, hanno nel gatto una bassa sensibilità a causa del ridotto numero di parassiti adulti. Più sensibili sono invece i test indiretti, che permettono l’identificazione di pazienti sieropositivi, che hanno cioè sviluppati anticorpi contro gli antigeni parassitari. Per le medesime ragioni (pauciparassitismo) anche l’ecocardiografia, utilizzata per rilevare parassiti adulti nelle camere cardiache, non è dotata di elevata sensibilità (Vedi schema in Figura 3).
Figura 2. Microfilaria accidentalmente rilevata durante un esame citologico in un gatto.
Non ci sono trattamenti adulticidi approvati e standardizzati come per il cane, anche perché la maggior parte dei gatti si libera dell’infestazione in pochi mesi/anni. Trattamenti cortisonici e terapia intensiva sono invece indicati e necessari in caso di pazienti con sintomi respiratori severi, shock e tromboembolismo. Nelle aree a rischio, sono invece indicati i trattamenti chemio profilattici per prevenire lo sviluppo di parassiti adulti, a base di ivermectina, mibelmicina ossima, moxidectina, selamectina ed eprinomectina (principi attivi e relativi prodotti commerciali diversi per nazioni).
Figura 3. Schema consigliato da Pennisi et al (JFMS 2020) per l'approccio diagnostico alla filariosi polmonare del gatto.
Luigi Venco, Med. Vet. EBVS European Veterinary Parasitology Specialist (Dipl. EVPC); Consulente di MYLAV.
Walter Bertazzolo, Med. Vet. EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV.
Commenti (2)
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Buongiorno, lettura interessante, volevo porvi una domanda sui test antigenici ed in particolare sul Witness che viene dato per valido anche per la ricerca delle filarie nel gatto e come risulta da un articolo del dott. Venco, se rammento bene, non è così malvagio per uno screenig a tappeto sui felini domestici. Grazie per l'eventuale risposta.
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Caro Pietro, tutti i test sierologici antigenici utilizzabili nel cane si possono usare anche nel gatto. Essi rilevano l'antigene parassitario per cui non sono specie-specifici (come un test anticorpale). Il problema, come riportavo nell'articolo, che nel gatto le infestazioni sono pauci-parassitarie e spesso purtroppo questi test possono dare un falso negativo per la bassa quantità di antigene presente nel sangue. Alcuni studi raccomandano di fare un riscaldamento del siero prima del test, perché questo faciliterebbe il distacco degli antigeni dai complessi antigene/anticorpi circolanti nel sangue dei gatti infestati. Questo aumenterebbe la sensibilità del test antigenico anche nei gatti con pochi parassiti. Ti allego il link di uno studio a riguardo:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3895812/
Ciao, Walter0 Mi piace
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